Dannato capanno degli attrezzi e sempre mi ostino a tornarci la sera
beeeeeep
mi affaccio
e’ in ritardo di dieci minuti e non e’ da lui in genere e’ sempre puntuale
se non mi sbaglio sullo sportello dalla parte del guidatore c’è una grossa bolla che incassa la lamiera spingendola in dentro e parte della vernice e’ volata via mostrando lo “smalto” nudo sotto di essa
ci spostiamo sotto alla veranda come sempre
puzza come sempre
le sue mani sono robuste e nodose come sempre
e’ spettinato e nell’insieme sembra un senzatetto ma e’ un tipo a posto, un buon diavolo
– ho cercato poi quel Fracassi –
accende la pipa
“dunque ?”
– avevi ragione –
“foto stupende, vero !?”
– bellissime –
accendo una sigaretta e gli domando:
“cosa e’ successo al pick up ?”
mi risponde con un secco
– un idiota al centro commerciale –
“certa gente non dovrebbe guidare” dico
– eh –
per un po’ fumiamo in silenzio e
il cielo e’ un gigantesco tappeto nero
– niente stelle stasera –
“mhmm, ci speravo”
(di ammirare le stelle) come tutte le sere, o quasi
– sei giù di corda –
vero
“dici ?!”
– ti conosco da troppo tempo –
“forse lo sono”
picchietta la pipa sul corrimano della veranda spargendo tabacco residuo, passato e bruciato senza curarsi del fatto che l’indomani toccherà a me passare la scopa (una scena già vista)
– cosa ti rode ? –
“rode non e’ la parola adatta”
– perche’ sei triste ? –
accendo un’altra sigaretta
“e’ così evidente ?”
si – dice – vuota il sacco
“sono rattristato non mi rode niente”
riaccende la pipa
– da cosa o per cosa ? –
“penso a Riccardo”
– dunque ?! –
quanto e’ piu’ dura vuotare il sacco senza la compagnia delle stelle la sera
lo penso ma non glielo dico
“hai mai l’impressione di essere uno ?”
– in che senso ? –
“di sentirti l’ultimo o l’unico uomo”
– non ti seguo –
“xxx solo sa quanto vorrei non essere io”
– e perché mai ? –
“perché ogni volta che guardo le foto…”
– continua –
“quando guardo le foto di Riccardo…”
ha lasciato le luci dei fari accese
“spegnile o resterai a piedi”
si alza e lentamente avanza incontro al pick up
una bandana gialla spunta da una delle tasche posteriori della sua salopette bisunta
accendo un’altra sigaretta
– eri rimasto che guardavi le foto –
“provo una grande tristezza”
– l’ho capito ma perché ? –
“sai come si dice”
– come si dice ? –
“non si vive di solo pane”
il suo viso rugoso e indurito si increspa a quelle parole e mi guarda di traverso (immagino stia meditando)
– forse credo d’aver intuito, non so –
“eh”
– tormenti da artista o roba così ? –
“esatto”
– puoi spiegarti meglio ? –
segue un breve silenzio
entrambi tiriamo profonde boccate
– mettimi in carreggiata –
“non si vive di solo pane” ripeto
i suoi occhi azzurri e lucidi appena venati di un rosso chiaro si fanno stretti stretti
neanche fosse a un dito dal sole
e il cielo e’ sempre un dannato tappeto nero (senza stelle)
“quando penso all’inutilita’ dell’arte…”
– pensi sia inutile ? –
“a volte vorrei mollare”
– non puoi – dice – sei nato per questo
“eh”
– ma che volevi dire di Riccardo ? –
“la tristezza che sento risiede nel fatto…”
– nel fatto ?! –
“che non si vive di solo pane”
– forse ho capito – dice in un soffio
“davvero ?”
– la tua pena e’ per lui e anche per te –
“e’ un’artista eccezionale”
– ne convengo al cento per cento –
“e ho un senso di nausea se penso che…”
– al mondo non frega più un cazzo –
“dici bene” ringhio. “Ora c’è la tv”
– forse siete nati nel periodo sbagliato –
“ci ritieni sorpassati ?”
– io no ma dalla tua faccia direi che –
sputa
(nell’erba non sulle assi della veranda) e lo stesso
guardo a terra
(si, ha sputato nell’erba)
prosegue dicendo che ho tutta l’aria di uno che vuole piantarla lì con la narrativa e le recensioni cinematografiche e
aggiunge che il mio malessere e’ probabilmente dovuto al fatto che ora che ho trovato un’anima affine, un fratello d’arte o come io voglia chiamarlo sento che tutti i nostri sforzi creativi sono vanificati dall’indifferenza
generale del mondo a cui non frega un cazzo né di fotografia, cinema e poesia
ci ha visto giusto !
a volte ho come l’impressione che io e Riccardo Fracassi siamo per certi versi dei reietti, un’eccezione quasi morbosa in violento contrasto con la patetica scena tecnologica che ci circonda (dico)
sono sbalordito e la sigaretta si e’ esaurita senza che io me ne sia accorto lasciandomi tra le labbra un mozzicone puzzolente
non so come abbia fatto ma mi ha letto nel pensiero
– non darti troppa pena –
“e’ una parola”
– quello che avete e’ un dono del cielo –
“un dono che inizia a pesarmi”
– tipo una maledizione ? –
“qualcosa del genere”
– quello che fate e’ nobile –
“e a chi frega se tutti oggi vanno …”
– a pane e grande fratello ? –
“volevo dire isola dei famosi ma, si”
– fate arte per voi o per gli altri ? –
“le recensioni sono per gli altri” dico
– lascia stare le recensioni parlo di poesia-
“per me stesso o almeno credo”
– non puoi vivere senza scrivere, lo sai –
“lo so ?”
– lo sai benissimo – fa – ne moriresti –
“forse e’ come dici tu”
– avete un dono e una marcia in più –
“e a quale scopo ? non lo so più”
– fregatene del grande fratello –
“eh, come no”
– ti compro un biglietto –
“un biglietto ?”
sputa di nuovo
(sempre nell’erba)
– penso che sia tempo che vi incontriate –
si alza
il cavallo dei suoi “calzoni” mi ricorda i fottuti che fanno musica Rap
– vado a pisciare –
“ok”
– anche se siete rimasti in due –
“due si”
– lasciami finire –
“scusa”
– contro il mondo…meglio due buoni –
“mhmm”
– tu mi capisci –
“credo di si”
– non si vive di solo pane –
ha gli occhi più lucidi di prima
– se smettete di fare arte vi accoppo –
entra in casa
lascia la porta aperta e io richiudo alla svelta quella a zanzariera
non voglio rotture di palle quando dormo
beh, non riesco quasi mai a dormire in realtà (perlomeno non nel 2018) quando per tutti gli altri fotografia, libri, cinema e pittura sono merda
un pensiero terribile !
ma il vecchio in fondo ha ragione
(lo sa lui e lo so io)
lo sa Riccardo
insomma lo sappiamo tutti
andatevene a fare in culo nelle vostre pretenziose villette del cazzo a vedere l’isola dei famosi o che so io
quanto a noi continueremo per la nostra strada a costo di passare come reietti, vitelli a due teste e perfino pazzi
credo che a Riccardo non freghi una mazza del tuo parere (world)
– come va ? –
si siede
“per quel biglietto ?” dico io
– non si vive di solo pane –
mi mette un braccio intorno al collo; non lo aveva mai fatto prima
“restiamo così un poco, vuoi ?!”
– certo, non devo andare a teatro –
dice ironicamente
il calore umano…
ecco un’altra cosa per la quale vale la pena adoperarsi nell’arte
GIANMARCO GROPPELLI