in tre giorni e due notti ho fatto furore al bar in fondo alla strada: timbravo il cartellino alle dieci di mattina e uscivo alle due di notte
il mondo girava bene:
avevo le tasche piene di soldi
ed ero un pupazzo di belle speranze con i capelli a spazzola corti sul capo e lunghi sul coppino come usava allora
e una sera così per caso venni inghiottito da un compleanno e vomitato poi dopo sempre dal medesimo compleanno ma andiamo con ordine perché non era un compleanno !
erano gli albori di una moda che sarebbe durata un decennio e tutti volevano il piumino azzurro: avevo il piumino azzurro e anche tante altre cose che i miei “amici” viceversa non avevano
e me ne stavo lì col mio drink, la barba da fare, l’accento del nord, i miei stivali da cowboy e questo piumino che chissà per quale ragione mi faceva più vecchio di quanto non mi sentissi già
(là in mezzo) ero fuori luogo come un dito nel culo in chiesa, una bestemmia in classe, un’amante gelosa e così me ne stavo col drink e il piumino, la cuffia in testa e gli stivali a penzoloni dallo sgabello come un cretino di due anni poiché il giorno in cui madre natura dispensava altezza e buon senso mi sa che stavo smaltendo una sbronza sotto a un qualche tavolo ma non lì, forse al bar Livide,anyway, il fatto sta che m’ero fermato al metro e settanta e nessuno avrebbe potuto farci un cazzo in cento e poi cento anni pertanto va bene così e se non va bene la facciamo andar bene uguale
nel bar erano tante figure chiassose
(ragazzi e ragazze) venti anni in meno di me agli angoli più intimi nel chiaroscuro d’una mezza candela d’occasione a raccontarsi la magia d’essere adolescenti
-brinda con noi, vecchio-
in teoria avrei voluto decapitare lo sbarbatello che mi aveva canzonato a quel modo senza tanti convenevoli ma in pratica non lo feci che già ci stavo ridendo sopra e alzavo il boccale al soffitto e non sapevo per quale ragione si stava brindando finché qualcuno non lo disse a voce alta
-io e Katia siamo ufficialmente fidanzati e siamo innamorati –
adesso avevo una ragione per alzare il boccale al soffitto per quanto non me ne fregasse un fico ne di Katia ne dell’altro che a presentarsi mica ci aveva pensato però del vecchio me lo ero buscato e nella mia testa ridevo di nuovo
che facce…
scintille negli occhi e sul viso, il colore del tempo che ancora doveva sbiadire
quel tipo di facce, pensavo, che chi ha veduto allo specchio nei bagni della scuola a tre giorni dalle vacanze…
ci sono cose che restano e questo e’ un fatto
era la fine di novembre: il piumino firmato, la cuffia in testa e gli stivali da cowboy
dissi: “per un futuro luminoso” o qualcosa del genere, forse “buona fortuna”
credo di aver detto “buona fortuna” ed era palese -se avevo detto così- e non mi ricordo se ho detto “buona fortuna” o “per un futuro luminoso” ma mettiamo che abbia detto “buona fortuna”, lo pensavo davvero ma non del tipo “che Dio vi aiuti” più che altro “il cielo vi benedica” e non ero ne invidioso ne “geloso” dei loro anni e anche questo e’ un fatto però cinque minuti dopo il brindisi arrancavo già nella neve alta una spanna e ad ogni passo affondavo fino alle ginocchia e così andavo con una sequela di bestemmie per la mia strada buia in tutti i sensi, lo stomaco arso da Gin e Jim Beam e i miei anni…
non più un giovanotto ed era palese anche il perché non fossi rimasto a festeggiare con loro
PERCHÉ SI E’ ADOLESCENTI UNA VOLTA SOLA NELLA VITA ed e’ un sogno ad occhi aperti destinato a finire ma non lo dissi ne a me stesso (forse) e tanto meno a loro…
chi cazzo ero per rompere l’incantesimo ?!
1989
estratto de “Del sale era il profumo” di GianmarcoGroppelli
Aprile 2013 – ristampa 2015
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