Chiara? Sempre a smanettare col telefono
Giulia? Se tacesse quando deve tacere e parlasse quando deve parlare, volesse il cielo sarebbe la volta buona che mi taglio la barba (beh no, ma potrei accorciarla) beh, qualcosa farei e questo e’ un fatto
Emanuela? Pronto, c’è nessuno in casa e ci siamo capiti
Debbie? Spaccati di palestra se credi ma ogni tanto aprilo qualche libro anche solo per bearti del sublime frusciare cartaceo ahimè fuori moda oggigiorno
Ad ogni modo, mica una classe e penserete – che culo – eh, quattro sole le hai in pugno – vabbe’ che son tutte ragazze sveglie – si ma – se fossero poi così sveglie non avrebbero motivo di prendere lezioni extra dico io e penserete però ri(paga) sapere d’aver …cosa, insegnato? C’ho provato – a volte e potete immaginare che bello avere la sensazione di versare oro colato in uno scolo per la merda e ci siamo capiti alla seconda, però il son tutte ragazze sveglie ve lo lascio passare perché su certe cose (senza dubbio) e non sapete quanto son sveglie e m’ha tirato la gola sfidarle del tipo, cazzate dette nella polvere della disperazione al 60% e col cuore in mano al (…) difficile dirlo ma dissi: “Se passate l’esame di stato vi mando al mare a tutte”. Certe volte davvero – mi vien da dire (diavolo) ma fatti un furgone di cazzi tuoi!
Oh, le hanno promosse tutte
io dicevo per dire ma mi sa che era tempo di dare (ancora) dopo un anno-due anzi a dare, ma diamo pure tanto un po’ di felicità – se si può chiamare così l’ho sentita e anche questo e’ un fatto
“Giulia punta il dito sulla cartina”.
Ha detto e fatto tutto lei.
Al primo colpo le cade su un paesino in Etiopia o giù di lì.
“In Italia”.
“Mica lo aveva detto”.
“Ci mancherebbe era implicito”.
Lei scrolla le spalle come se le avessero gettato in testa un secchio di scarafaggi.
Ci da di gomito e Debbie ripete che non lo avevo mai detto e aggiunge che “questo” le sembra significante.
Vi rendete conto.
“Ancora non hai capito la differenza tra significativo e significante” ho detto. “Ad ogni modo Giulia ora ci riprova”.
Seconda ditata a casaccio: Londra.
Chiara mi guarda da sopra una spalla.
“Non pensarci neanche”.
“Rifaccio?”.
“Se volete farvi una nuotata. Vedi tu”.
Alla sesta volta esce Marina di Grosseto. Acqua in tutti i sensi.
“Ottimizziamo i tempi” ho detto. “Di Sanzo vai pure a sedere”.
Giulia si trascina al banco senza entusiasmo.
Liscio la cartina spianata sul tavolo.
Ripiego la cartina e la faccio sparire nel cassetto. L’unico che si apre di altri quattro gemelli.
Dico che ho deciso.
Son state via una settimana ma mi e’ sembrato un anno ma non l’ho detto e non credo che lo abbiano mai pensato e se lo hanno pensato anche loro ce ne hanno messa di acqua in bocca
…delle venti e venti e’ in arrivo al binario nove, allontanarsi dalla linea gialla…e’ vietato attraversare i binari, e’ vietato aprire le porte e scendere prima che il treno sia del tutto fermo…
son scese spintonando mamme e bambini piccoli e ho pensato – quanto tempo sprecato – e ho pensato quanto vi voglio bene – e brandivano bandierine tricolore (xxx solo sa perché) e riviste e giornali e borse e borsoni e borsette inguardabili tempestate di spille ed erano tutte tranne Giulia “orribilmente” ustionate e ho pensato di nuovo che avevo sprecato tempo e dentro montava una voce (la stessa che aveva ammesso) che amavo tutte loro e le loro cazzo di bandierine e i borsoni Puma o Adidas o quello che erano – a dirmi son tornate
Abbraccio di gruppo. Inevitabile.
No. Non e’ andata così però m’hanno circondato lasciando cadere borse e borsette e giornali. Certi si sono aperti: riviste di pettegolezzi.
Una si, m’ha dato un bacio ma non ricordo chi perché parlavano tutte insieme e parlavano l’una sopra l’altra sicché mi arrivavano soltanto tranci di frasi senza senso e ridevano e grugnivano e altro che versi e non la finivano di “parlare” e bla bla bla tutte l’una sull’altra e pure a volerlo mica potevi sottrarti – era(no) un fiume in piena, uno tsunami di parole e fracasso e lettere gigantesche che ti si gonfiavano nel cervello e nelle orecchie
Ok, si erano divertire un sacco questo era chiaro come gli occhi di Chiara che sono del colore dell’acqua alle Bahamas o roba così e siamo rimasti – per un casino di tempo o anche no (vallo a sapere) sulla banchina – e tutt’intorno lezzo di piscio e fritto e cattiva benzina e cavolo guasto NONOSTANTE TUTTO l’estate più bella della mia vita e risento il tanfo della stazione come una benedizione che suona a festa ogni volta mi viene in mente che insegnare e’ complicato e antipatico ma DIO solo sapeva se ne era valsa la pena – non l’ho più fatto e va bene così – brividi “una volta sola” e chiudiamola con un gigantesco sorriso 🙂
estratto de “Storie di vita” (2002) di Gianmarco Groppelli
casa editrice centro culturale “E. Manfredini” Tradizioni e Prospettive
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