our little secret

6 Ago

moooooolto tempo fa (…)

sono entrato in casa o meglio stavo per entrare e mi dissi no – che non volevo uscire di scena platealmente, che non mi sarei fatto la pelle come a teatro fra gli applausi del pubblico coi riflettori addosso ma volevo certo uscire di scena e questo e’ un fatto

reggevo una borsina di plastica piena zeppa di medicinali: qualsiasi tipo, di qualsiasi tipo

l’ho guardata distrattamente forse un secondo, poi sono tornato alla macchina e ho semplicemente messo la borsina nella 24ore

ho detto buongiorno Viola

-buongiorno signore-

ho chiesto “ha telefonato nessuno?”

non aveva telefonato nessuno

c’è posta?

-no signore in effetti e’ strano però sa-

non sapevo e nemmeno volevo sapere

-la signora e’ al circolo-

ho detto lo so e che sarei andato in studio, di non disturbarmi per nessuna ragione e che non avrei pranzato

con tutta la riluttanza del mondo ho aperto la finestra lasciando entrare l’aria farinosa e pesante dell’estate in città

ricordo di aver cercato di scrivere qualcosa ma non ci sono riuscito

forse due righe per Gio,
forse per i miei genitori
molto più probabilmente per me stesso ma non ci sono riuscito

ho aperto il sacchetto e guardato fuori dalla finestra: bel giardino -ho pensato- Samir lo ha sempre mantenuto come si deve e continuerà a farlo e sentivo che non me ne fregava un cazzo del giardino e nemmeno di Gio, dei miei genitori e di tutto il resto non poteva fregarmene di meno tuttavia qualcosa che mi premeva c’era e come; sapevo che non volevo farmi la pelle in modo plateale come gli eroi nelle tragedie di Shakespeare e così ho riflettuto sul da farsi, ho messo a nudo e passato al setaccio ogni possibilità ma pareva non esserci altra soluzione (definitiva) se non il sacchetto

ho inserito una cassetta nel mangianastri

ho ascoltato il brano

mi sono spogliato e ho riposto con cura particolare i vestiti dentro all’armadio poi sono andato in bagno

una volta nella vasca ho aperto un flacone a caso e l’ho vuotato

sono passato a un blister (a caso) e l’ho vuotato

poi ho aperto un boccettino di gocce (a caso) e ho ripetuto l’operazione più e più volte (a caso) tante volte (a caso)
e via

i dottori m’han detto c’è mancato un pelo-appena in tempo-per un pelo

sai che culo ho pensato sai che culo

mi han detto dovrà promettere a sua moglie e alla sua famiglia che non ripeterà mai più un gesto tanto sconsiderato

-io non posso promettere nulla-

mi han detto ma allora non capisce nulla non ha imparato la lezione e che e’ quì per miracolo

ho detto -sapete com’è- nei miracoli o uno ci crede o uno non ci crede

…per quanto riguarda(va) l’imparare dai propri errori, cavolo, avrei voluto dire una figata alla Robert Redford del tipo “Rimbaud lascio’ scritto che il poeta e’ colui che pur continuando a sbagliare non impara mai nulla” ma ovviamente non dissi niente di tutto ciò

attesi l’ora di cena e gustai il nulla che mi entrava adagio nelle vene

-finita- l’infermiera disse così nel cavare la busta dal trespolo

signorina, non dica in giro che volevo finire anch’io

prego?

ho spiegato che avevo dei fans là fuori e ho detto che “dare il cattivo esempio e’ una tale seccatura” mi capisce, si

mi ha detto no e ha continuato il giro

estratto del testo “Black bill” di Gianmarco Groppelli

edito da Vicolo del Pavone

Via Giordano Bruno 6, 29121 Piacenza (PC)

Tutti i diritti sono riservati

Nessuna parte del libro può essere riprodotta o diffusa senza il permesso dell’Editore

Progetto grafico impaginazione e stampa Tipitalia-Piacenza, Piacenza (PC)

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