Bungalow nr.122 come ogni anno:
verde fuori (legno grezzo pitturato alla buona) e bianco dentro. Due sedie di plastica nel giardino e una cassetta per gli attrezzi sulla quale allungare le gambe mentre il telefono ti scotta fra le mani, una sigaretta via l’altra e una lattescente, curiosa luna estiva che in ogni angolo tu ti metta la vedi sempre allo stesso posto. Misteri della vita. Nulla di tutto ciò e’ paragone in confronto alle mattine inchiodato sotto all’ombrellone attraverso il quale filtra il sole impietoso dell’una e mezza e te ne stai lì in maglietta e pantaloni lunghi per non scorticarti ma la gente di mare ama tanto ma tanto ustionarsi e vanno in spiaggia per quello ma io non sono uno di quelli (pelle bianco latte e occhi azzurri) e non e’ proprio il caso perciò ti contenti di riempirti gli occhi con l’acqua smossa da entusiasti bagnanti di ogni età, razza e colore e chi più ne ha più ne metta e ci si mettano anche i flash accecanti sul filo dell’acqua quando sole e mare si fondono diventando una cosa sola (…) con tutto ciò che ne consegue: occhiali da sole d’obbligo e pensi e guardi e guardi e pensi all’orizzonte un po’ piu’ verde ai piedi della riva e decisamente più blue laggiù in fondo dove i bagnini hanno un bel da fare perché c’è sempre il furbone che oltrepassa il limite fissato da una qualche boa che sembra un grosso limone a “bagnomaria” il che mi fa tanto sorridere quanto arricciare le dita dei piedi nelle scarpe da tennis perché ci vado con le scarpe sempre per non bruciarmi ed e’ limpido e accettabile almeno dal mio punto di vista – agli occhi degli altri forse un matto, un eccentrico o più semplicemente uno che non vuole scottarsi il collo del piede che fa un male cane – perciò ci vado e basta e me ne frego delle occhiate traverse dei tanti che viceversa sfoggiano ripugnanti sandali infradito ma siamo al mare e passino i sandali infradito. Non facciamone un affare di stato, o no?!. L’idea sarebbe – succede – idea non e’ la parola adatta perché pure se non lo vuoi/vorresti, dopo un po’ che te ne stai lì fermo mentre tutt’intorno si muove (gente, acqua, nuvole e imbarcazioni più o meno lontane) questo tutto ti schiaccia la mente, ti riempie la testa sicché non pensi più a niente -zombie d’estate- un po’ come quando te la fai in autostrada a 90, l’asfalto diventa la lingua più lunga del mondo e pure lì ti riempie occhi e cervello: noia? Scherzi dell’ottica o quel che sia ma ogni volta e’ così e questo e’ un fatto. Beata estate bramata voglio viverti e morire di te lontano e al medesimo tempo a un dito dal bagnasciuga ma solo per scherzo, un modo di dire, una mezza moneta e ci siamo capiti. Perché? (ci siamo capiti) beh – già sapete che non esiste villaggio vacanza senza acquagym e così finisci a guardare mica più l’acqua che riverbera e rigurgita sole passato – finisce che ti perdi nei culi delle animatrici e non c’è nulla di male nelle loro spalle tornite dai muscoli guizzanti di 20enni ma il programma era un altro (trarre) o provarci ispirazione dalle onde schiumose simil zucchero filato – e ben vengano culi e spalle di 20enni col mondo in mano e costumi che non lasciano molto all’immaginazione, però, torni a “casa” col foglio bianco e ne consegue alla seconda, che l’Editore grugnisca un: “Mi avevi promesso” e bla bla bla. E’ questo il “tormento”? Culi e spalle di giovani ragazze in bikini che si sbracciano dentro l’@cqua sulle note delle fottute canzoni 1000 volte alla radio prima, durate e dopo l’estate? Neeee, bazzecole. L’apice del “trash” te lo cibi la sera e non ci scappi – e’ davvero lo spannung del villaggio vacanza – che tutto l’anno ti segue e ti manca come Giovanna quando scende giù a Napoli e stai al telefono col cuore in sangue per ore – un ti amo no io di più e così all’infinito (…) e anche su questo punto mi avete capito ed e’ finita la cena: ti affacci e davvero – turisti come tigri a sfondarti i timpani a suon di canti di gruppo (ubriachi più o meno molesti) 70% ragazze poco più che adolescenti e le ho tutte dirimpetto al mio bungalow verde fuori (legno grezzo pitturato alla buona) e bianco dentro – e giù di birre e Red Bull corrette gin-vodka-whiskey e perfino vino rosso – TA, addirittura, l’ho visto fare: un circo, rete da pollaio tipo Buck Owens – frittelle pestilenziali e torcioni (credo) xche’ le sigarette mica pungono in quel modo ma va bene uguale e x certo verso provo un “dimesso” rispetto per la loro inossidabile pertinacia nello spaccare i coglioni: dovizia di particolari vi risparmio ma mi intendete: forse mi sbaglio ma credo che in fondo in fondo nella vita di tutti c’è stato un villaggio vacanza con un bungalow magari non verde (legno grezzo pitturato alla buona) fuori e bianco dentro quindi lasciamo che ciocchino fino al mattino. Scriverò domani mattina quando saranno piegate sul water a tirar su i bagordi adolescenziali. Rientro (bianco e ci sono avvezzo) casa mia dentro e’ bianca che più bianco non si può ma un “problemino” di fondo e’ rimasto attaccato alla mia mente e al mio corpo (pure) come un buon tarzanello che si rispetti, ben ancorato, perfettamente inchiodato tra una natica e l’altra, e crudeltà a parte, e’ il primo paragone che mi e’ passato x la testa quindi lasciatemelo passare, dai. Dunque? Mica poi tanto a parte che mi sbatto sul letto lasciando la luce accesa e non c’è sonnifero che possa placare la burrasca che ti rimescola dentro. Già sapete! Sei più “vecchio” che mai ma diciamolo; una birra o anche 3 o 4 o 10 o 15 te le faresti volentieri con loro ma non ti vogliono mica: sei “vecchio” e hanno spalle tornite, muscoli guizzanti e culi di marmo. Roba già vista ma mai abbastanza e diciamolo (#2) INVIDIA 100% ‘cause i wish i was 18 again e non solo al mare (…) Amen? No. Sono ancora ovviamente sveglio ma non voglio trattenervi oltre.
Presentazione dei libri di Gianmarco Groppelli
uscita per la prima volta
Marzo 15, 2017
NEWYORKER.com – The New Yorker Magazine
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dal testo “Storie di vita” di Gianmarco Groppelli
edito da centro culturale “E . Manfredini” Tradizioni e Prospettive
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