mi e’ capitato spesso di ragionare sul fatto che ricevere confidenze da un perfetto sconosciuto non sia cosa poi così rara
posso provarlo
sedevo in una tavola calda per i fatti miei in una mattina come tante altre; a terra c’era la neve e il caffè bollente era una benedizione
stavo al bancone perché i tavoli erano tutti occupati
la ruota dell’economia girava bene a quel tempo e pochi poveri diavoli si ritrovavano senza un lavoro
di fianco a me c’era un tizio anche lui appollaiato sul suo sgabello
la camicia che indossava era a grossi scacchi rosso e verde ed era tre volte la taglia sua
sfoggiava un cappello alla Neil Young con una spilla dei veterani del Vietnam messa lì alla bell’e meglio, sull’ala destra sicché potevo vederla bene e ricordo di aver pensato che era riuscito a tornare tutto intero a differenza di non so quante migliaia di altri valorosi Marines e provai per quell’uomo un istintivo ed istantaneo rispetto e se non era rispetto era qualcosa che ci andava molto vicino
“Le mogli” ha detto
beveva whiskey
di tanto in tanto allungava il bicchiere per aggiungere acqua al suo drink
il barista non diceva nulla
faceva il suo lavoro e a differenza dell’uomo che mi sedeva accanto egli era molto distaccato, freddo e per nulla motivato al dialogo con i clienti
quattro o cinque cameriere erano sparpagliate in giro a prendere ordinazioni
“Le mogli”
sinceramente non sapevo cosa dire ma sapevo bene quel che pensavo: che era stato un valoroso difensore della patria, non poca cosa
ho annuito
le sue dita erano gialle di fumo
ha sbirciato nel pacchetto di Kent che aveva estratto dal taschino della camicia e poi ci era scappato un vaffanculo
ho messo le mie sigarette sul banco (appena acquistate) e con un cenno del mento ho fatto
“senza complimenti”
mi ha chiesto se poteva prenderne due, che l’altra la avrebbe fumata in auto
“vedi quella Jeep?”
la vedevo nel parcheggio bianco; in parte, solo in parte, era mezzo sepolta dalla neve ma riuscivo a scorgere la targa: Maryland
mi ha detto grazie
aveva un’aria annoiata e incattivita e rassegnata e increspata da amari pensieri tutto insieme
“spompina ancora bene” dice
sospira profondamente e il tovagliolo sotto al suo bicchiere per un attimo si e’ drizzato
“peccato che sono…”
c’ha pensato un attimo prima di continuare, ha ingollato un sorso e ha concluso “vecchio”
ho annuito
la sua barba era ispida di giorni
per un po’ siamo rimasti così l’uno a fianco dell’altro, in silenzio
“resti tra noi” ha bofonchiato
ho annuito di nuovo
“e’ un segreto,sa”
gli ho detto -stia bene- e gli ho lasciato pagato il prossimo drink
m’ha risposto in una lingua che non avevo mai sentito e ho pensato che forse era vietnamita (la lingua) che non avevo mai sentito
l’ho presa per un -grazie- e se non era un grazie andava bene lo stesso perché aveva rischiato la vita per la patria: ho pensato che era il minimo che potessi fare
ho guardato di nuovo la sua Jeep, tempo d’un secondo non so perché poi ho lasciato il locale
la campanella della porta ha tintinnato sopra alla mia testa
arrivo all’auto, inserisco le chiavi nel quadro e si accende al primo colpo ma l’ho spenta subito
sono tornato dentro e mi sono avvicinato al veterano
gli ho sussurrato all’orecchio che da ragazzo avevo rubato una cassetta di Waylon Jennings da un negozio a Greenfield (Indiana)
ha stretto il bicchiere nella sua mano nodosa
“e’ un segreto” ho fatto io
non ha risposto
ho lasciato il locale per la seconda volta e il vento era una cosa impossibile
303,720 Denver (CO) U.S.
dal testo “Del sale era il profumo” di Gianmarco Groppelli
edito da Vicolo del Pavone
via Giordano Bruno, 6
29121 Piacenza (PC)
2013 – ristampa 2019
volume supportato da audio CD per non vedenti
introduzione a cura di Ugo di Martino (udim)
comprensivo di illustrazione del maestro William Xerra
Tutti i diritti sono riservati
Nessuna parte del libro può essere riprodotta o diffusa senza il permesso dell’Editore
Progetto grafico impaginazione e stampa Tipitalia-Piacenza
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